La Storia
La famiglia Cipriani dell'Alpago affonda le radici della propria storia familiare in epoche molto lontane, tanto che in casa conserva i ritratti dei propri antenati, dipinti ad olio da mani esperte.
Proprietari di alcuni appezzamenti di terra e di una villa veneta con attorno un'ampia azienda agricola nella pianura trevigiana, i Cipriani hanno curato già ai tempi della Serenissima i rapporti commerciali tra l'Alpago e Venezia, anche nei periodi più duri e difficili della Repubblica di San Marco, arrivando a introdurre in laguna o a farne uscire, in epoche proibite, uomini e cose ben nascosti entro panciute botti di vino.
Nel loro passato ci sono episodi anche esilaranti, come quella d'un membro della famiglia, inseguito dagli sbirri veneziani ai tempi della peste, il quale aveva trovato sicuro rifugio in un casolare immerso nell'immenso bosco del Cansiglio. Creduto da tutti morto, usciva solo di notte per andare nella sua casa di Spert, avvolto in un nero tabarro, montando un cavallo altrettanto nero, per cui nacque e si diffuse in Alpago la storia del fantasma di Cipriani.
Osteria al Fogher
Un discendente di questa schiatta aristocratica, tornato dalla prima guerra mondiale, pensò di trasformare il piano terra del palazzo avito in un luogo di ospitalità, che allora a Spert, frazione del comune di Farra D'Alpago, mancava, mescendo alla gente del posto i vini prodotti nella tenuta di famiglia.
Fu Angelo Cipriani, nel lontano 1925 a prendere questa decisione, alternando il lavoro di oste, che rispondeva alla vocazione commerciale delle precedenti generazioni, a quella di imprenditore agrario.
Nella stanza subito dopo l'ingresso nella casa, al piano terra, vi collocò un massiccio banco di mescita, conservando lì accanto l'antico focolare, con attorno delle panche di legno fissate al muro e con il fuoco acceso da settembre a giugno. A Spert, come del resto nel Veneto, il focolare è chiamato "fogher", per cui Angelo Cipriani diede al suo locale il nome di "OSTERIA AL FOGHER".
Un caso fortuito - un campo di esercitazioni militare lì vicino - trasformò nel 1960 l'osteria in ristorante. I giovani di leva, terminate le esercitazioni diurne, si recavano infatti in quell'osteria chiedendo panini e se, possibile, anche una generosa pastasciutta. E la moglie di Cipriani, la signora Mariuccia, fu ben lieta di accontentarli ed ogni sera variava i piatti, per cui i coniugi Cipriani allargarono la loro attività di osti, diventando anche ristoratori, pur conservando l'antico nome del locale.
E allora ecco i meravigliosi funghi chiodini del Cansiglio, ecco le lumache, ecco la trippa, e poi, assieme alla pastasciutta e agli affettati di montagna, la minestra di fagioli, gli gnocchi, il capriolo in umido, i formaggi del Cansiglio, l'abbondanza della polenta gialla.
Nel corso degli anni
Pian piano si era creata una bella clientela che saliva anche dalla pianura per respirare l'aria purissima del Cansiglio e dell'Alpago.
Nel frattempo il figlio di Angelo e Mariuccia, Renzo, era cresciuto e dava una mano al tavolo di mescita. Poi s'era sposato con una ragazza d'un paese vicino, Samuela De Martin, che, da impiegata si trasformò velocemente in aiuto cuoca, a fianco di Mariuccia.
Nel corso degli anni 90, una ventina di anni fa, Mariuccia lasciò il "mestolo" a Samuela, ormai diventata una brava cuoca, le lasciò cioè la responsabilità della cucina e, anno dopo anno, nacquero nuovi piatti, tutti strettamente legati alla tradizione dell'Alpago, mentre Renzo andava allargando la carta dei vini con ottime proposte e provvedeva a reperire la materia prima per la cucina.